Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 62 del 2024, prende forma la riforma del sistema di riconoscimento e tutela della disabilità, che segna un cambiamento epocale nell’approccio italiano alle politiche di inclusione.
Dal 1° gennaio 2025 l’INPS diventa l’unico titolare del procedimento di accertamento della disabilità, attraverso un modello innovativo di “Valutazione di Base” che supera la frammentazione dei precedenti iter amministrativi e recepisce pienamente i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Un nuovo paradigma: dall’invalidità alla partecipazione
La riforma introduce una concezione moderna di disabilità, intesa non più solo come menomazione fisica o psichica, ma come risultato dell’interazione tra persona e barriere ambientali e sociali.
Ne consegue che la valutazione non si limita al profilo medico-legale, ma abbraccia anche le dimensioni psicologiche e sociali dell’individuo, in un’ottica di inclusione e pari opportunità.
Le province della sperimentazione
La sperimentazione del nuovo modello è partita in nove province il 1° gennaio 2025 e si è estesa, dal 30 settembre 2025, ad altre nove province, incluse le Province Autonome. In queste aree, il riconoscimento della disabilità avviene interamente in capo all’INPS, che gestisce ogni fase del procedimento.
La Valutazione di Base
Il nuovo processo si apre con l’invio all’INPS del certificato medico introduttivo, redatto da medici del Servizio Sanitario Nazionale, pediatri di libera scelta o professionisti accreditati.
Segue la convocazione presso l’Unità di Valutazione di Base (UVB), composta da quattro membri:
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due medici nominati dall’INPS (uno dei quali presiede la commissione),
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un rappresentante delle associazioni di categoria (ANMIC, UICI, ENS, ANFFAS),
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una figura professionale dell’area psicologica o sociale.
Durante la visita viene somministrato il questionario WHODAS (World Health Organization Disability Assessment Schedule), elaborato dall’OMS per misurare l’impatto della disabilità sulla vita quotidiana in termini di mobilità, cura di sé, relazioni e partecipazione sociale.
L’intero processo è integrato nel Fascicolo Sanitario Elettronico e culmina con il rilascio del certificato sanitario unico integrato, che semplifica le procedure e riduce la necessità di revisioni.
Verso il “Progetto di Vita”
Una delle innovazioni più rilevanti è la possibilità, per chi ottiene il riconoscimento della disabilità, di richiedere la redazione di un Progetto di Vita individuale, personalizzato e partecipato, costruito insieme ai servizi territoriali, sanitari e sociali.
L’obiettivo è favorire l’autonomia e la piena inclusione, coordinando in modo unitario gli interventi di assistenza, formazione e inserimento lavorativo.
Benefici e semplificazioni
Tra i principali vantaggi della riforma:
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un processo di valutazione unico e omogeneo a livello nazionale;
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l’eliminazione di duplicazioni tra INPS e ASL;
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una maggiore proattività dei servizi;
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l’integrazione con i sistemi digitali pubblici (SPID, CIE, IT Wallet);
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la riduzione dei tempi di riconoscimento e revisione.
La Disability Card
Contestualmente alla riforma, viene potenziata la Disability Card, rilasciata alle persone con disabilità media, grave o in condizione di non autosufficienza.
La carta consente l’accesso agevolato o gratuito a servizi di trasporto, cultura e tempo libero, e potrà essere aggiunta all’IT Wallet dell’App IO.
Conclusione
La riforma della disabilità non rappresenta solo una revisione burocratica, ma un passo verso un nuovo modello di cittadinanza inclusiva, fondato sulla dignità, l’autodeterminazione e la partecipazione attiva delle persone con disabilità.
L’INPS, da ente erogatore di prestazioni, si trasforma così nel fulcro di un sistema integrato di diritti e servizi, capace di coniugare efficienza amministrativa e tutela della persona.










