Il Consiglio di Stato ha rivolto un severo richiamo a un istituto scolastico accusato di negligenza e omissioni nel trattamento di uno studente con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), portando i genitori a ricorrere fino al giudice amministrativo d’appello. La recente sentenza n. 3380/2025, pronunciata dalla settima sezione del Consiglio di Stato di Roma, obbliga la scuola a rivedere l’esito finale dell’anno scolastico dell’alunno, il quale non era stato ammesso all’esame di licenza media. La revisione dovrà tenere conto delle misure compensative e dispensative previste e adottate nel corso dell’anno per le materie risultate insufficienti.
Secondo i genitori, l’istituto non avrebbe correttamente applicato, durante l’anno scolastico 2023/2024, gli strumenti previsti dal Piano Didattico Personalizzato (PDP), predisposto proprio per far fronte alle difficoltà dell’alunno.
Le istanze della famiglia
La famiglia ha inoltre lamentato di non aver mai ricevuto una copia del PDP, un obbligo che ricade sugli istituti scolastici, i quali devono assicurarsi di rilasciare il documento corredato da una ricevuta firmata almeno da uno dei genitori. Nel merito, i ricorrenti hanno evidenziato come, in alcune materie (matematica, scienze, musica, storia ed educazione civica) dove le misure compensative erano state applicate, l’alunno avesse raggiunto la sufficienza. Ciò rappresenterebbe un indizio concreto del fatto che, se analoghi strumenti fossero stati utilizzati anche in italiano, inglese e francese, lo studente avrebbe potuto conseguire risultati analoghi, tali da consentirgli l’ammissione all’esame finale.
Ulteriori carenze durante il contenzioso
Nel corso del procedimento legale, sono emerse ulteriori irregolarità da parte della scuola. Dopo la prima sentenza del TAR che disponeva un nuovo scrutinio, l’istituto si è limitato a replicare il verbale precedente, senza alcuna reale valutazione. Inoltre, non ha presentato in giudizio la documentazione richiesta dal Consiglio di Stato. È stato sottolineato che, trattandosi di atti non nella disponibilità dei privati, l’Amministrazione ha l’obbligo di esibirli quando ne viene dimostrata la rilevanza (come i compiti corretti, il PDP, i tabulati elettronici e la relazione di attuazione del PDP), anche in virtù del dovere di collaborazione proprio della Pubblica Amministrazione.
La decisione finale
La sentenza chiarisce che l’onere probatorio non grava unicamente sul ricorrente, ma coinvolge anche la Pubblica Amministrazione. In questo caso, è mancata ogni evidenza che l’istituto abbia tenuto conto della situazione soggettiva dello studente. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dei genitori e ha ordinato alla scuola di ripetere lo scrutinio finale, questa volta in modo approfondito e conforme alle tutele previste.