Con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico, 511.349 studenti interni e 13.066 candidati esterni si preparano ad affrontare l’ultimo banco di prova del loro percorso scolastico: l’esame di Stato. Ma la vera novità arriva dal Ministero dell’Istruzione: a partire dal prossimo anno, l’esame tornerà ufficialmente a chiamarsi “Maturità”. Lo ha annunciato il ministro Giuseppe Valditara, spiegando che l’intento è quello di «valorizzare il percorso di crescita personale dello studente, e non solo i risultati delle sue conoscenze».

Una svolta che segna il ritorno a una tradizione cancellata negli anni Novanta dall’allora ministro Luigi Berlinguer, il quale aveva puntato su un modello d’esame più orientato alle competenze. Per il ripristino ufficiale della “Maturità” sarà comunque necessaria una modifica legislativa.

Ammissione e calendario delle prove

La prima prova scritta, quella di Italiano, è in calendario per mercoledì 18 giugno 2025. L’ammissione all’esame richiede almeno la sufficienza in tutte le materie, una condotta pari o superiore a sei decimi, la partecipazione ai test Invalsi e lo svolgimento dei percorsi PCTO (ex alternanza scuola-lavoro). Da quest’anno, inoltre, il comportamento inciderà non solo sull’ammissione, ma anche sul punteggio finale: solo chi avrà un voto di condotta pari o superiore a 9/10 potrà ambire al massimo punteggio.

Nel 2024, quasi tutti i maturandi hanno superato l’esame (99,8%), e il 96,3% aveva ottenuto l’ammissione. Il massimo riconoscimento, il 100 e lode, è stato raggiunto dal 2,6% dei diplomati, con picchi in Calabria (5,4%), Puglia (5,1%) e Sicilia (4,2%).

Svolgimento e strumenti consentiti

Le prove scritte verranno distribuite tramite il sistema del "plico telematico", ad eccezione dei casi particolari, come i candidati detenuti o con disabilità visive, per cui è previsto un plico cartaceo. La sicurezza è garantita anche grazie alla collaborazione con le Forze dell’Ordine fino al momento dell’apertura delle buste in sede d’esame.

Durante le prove, gli studenti dovranno seguire un rigido protocollo: penne solo blu o nere, vocabolari consentiti solo per alcune prove e strumenti tecnici ammessi in base all’indirizzo scolastico. Al liceo scientifico, ad esempio, sarà possibile utilizzare calcolatrici scientifiche o grafiche, purché autorizzate dal Ministero. Tutti gli strumenti verranno verificati dalla commissione già dal primo giorno d’esame.

Divieti, controlli e sanzioni

Saranno tolleranza zero e vigilanza rigorosa nei confronti di comportamenti illeciti. È vietato l’uso di qualsiasi dispositivo elettronico connesso a internet, inclusi cellulari, smartwatch, tablet e computer. La connessione di rete sarà riservata esclusivamente a dirigenti e personale scolastico per la gestione tecnica delle prove. Ogni infrazione potrà portare all’annullamento dell’esame.

Non si tratta solo di disciplina scolastica: la legge n. 475 del 1925 prevede pene fino a un anno di reclusione per chi si appropria del lavoro altrui con l’intento di ottenere titoli accademici. In sostanza, chi copia rischia grosso, anche se, paradossalmente, una fetta significativa di studenti — stimata in oltre 30.000 — otterrà comunque il diploma pur non raggiungendo le competenze minime.

L’orale: la prova delle competenze

Dopo gli scritti, dal 23 giugno inizieranno i colloqui orali. Non si tratterà di un semplice esame mnemonico: i candidati dovranno dimostrare capacità critiche, competenze trasversali e padronanza del linguaggio. La commissione assegnerà fino a 20 punti sulla base di una griglia ministeriale che valuta contenuti, capacità argomentativa, lessico e abilità di analisi.

Secondo gli ultimi dati Invalsi, circa il 6,6% degli studenti all’ultimo anno è ancora classificato come "low performer", ovvero non in possesso delle competenze di base necessarie per affrontare efficacemente il futuro.

Un ambiente idoneo, anche psicologicamente

Il Ministero ha ribadito l'importanza di predisporre ambienti adeguati, non solo dal punto di vista tecnico e igienico, ma anche capaci di supportare il benessere emotivo degli studenti. Le scuole sono tenute a garantire spazi idonei o, in caso di necessità, a trovare soluzioni alternative presso altri istituti.