Si richiede il vostra parere per sapere come è possibile pagare un'associazione no profit, che non può emettere fattura. L'associazione che tratta prodotti agricoli ed animali, ha proposta alla scuola, nell'ambito di un progetto finanziato dalla regione per un totale di circa 3.000,00, di emettere autofattura. A noi non pare che ciò sia possibile. In alternativa all'autofattura l'associazione ha proposto anche che avrebbe potuto fare Nota di Accredito con codice fiscale. anche su tale operazione nutriamo seri dubbi che sia possibile. Quanto premesso si chiede come procedere nel caso prospettato per poter effettuare regolarmente il pagamento?

RISPOSTA

Per rispondere al quesito posto l’Agenzia delle Entrate è intervenuta in più occasioni ed in particolare con R.M. n. 395/E del 27/12/2002, con R.M. n. 54 del 24/04/2001, con R.M. n.183/E del 11/06/02, nonché con R.M. n. 135/E del 23/06/03. Sullo stesso tema anche la R.M. n. 110/E del 15 maggio 2003 sul tema specifico dell’appalto. Oppure risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate n. 21/e del 16 febbraio 2005 e n.16/e del 27 gennaio 2006 ed infine la Circolare n. 34 del 21 Novembre 2013.

In particolare con la Circolare 34/E del 21 Novembre 2013, l’Agenzia delle Entrate ha fornito indicazioni più precise che possono essere di aiuto sia alle Pubbliche Amministrazioni ed anche agli enti del terzo settore per interpretare correttamente il rapporto e successivamente inquadrarlo dal punto di vista fiscale, soprattutto ai fini IVA. In particolare la circolare specifica che se il rapporto tra l’ente pubblico e il soggetto non è per prestazioni corrispettive (si pensi ai meri contributi che un ente eroga ad una non profit senza chiedere una prestazione specifica), non è dovuta la fatturazione da parte dell’organizzazione non profit e pertanto neppure in forma elettronica. Per cui nei contratti conclusi con gli enti del terzo settore la difficoltà principale è nell’individuare di volta in volta se nel rapporto tra ente pubblico ed organizzazione non profit sia individuabile una natura commerciale dell’attività svolta.

L’Agenzia delle Entrate ha ulteriormente specificato che “in linea generale un contributo assume rilevanza ai fini Iva se erogato a fronte di un’obbligazione di dare, fare, non fare o permettere, ossia quando si è in presenza di un rapporto obbligatorio a prestazioni corrispettive. Il contributo assume quindi natura onerosa e configura un’operazione rilevante agli effetti dell’Iva quando tra le parti intercorre un rapporto giuridico sinallagmatico nel quale il contributo ricevuto dal beneficiario costituisce il compenso per il servizio effettuato o per il bene ceduto. Di contro, l’esclusione dal campo di applicazione dell’Iva si configura ogni qualvolta il soggetto che riceve il contributo non diventa obbligato a dare, fare, non fare o permettere alcunché in controprestazione. Cosi in generale i contributi a fondo perduto, ossia quelli versati non in contropartita di una prestazione di servizi o di una cessione di beni, non sono soggetti ad imposta”.

Per cui nel caso delle Istituzioni scolastiche che pagano corrispettivi agli enti del terzo settore per progettare/organizzare/realizzare un determinato progetto bisogna vedere se la prestazione vada o meno assoggettato ad Iva e, di conseguenza è necessario inquadrare l’aspetto sottostante e quindi i meccanismi di interrelazione e gli accordi sottostanti con le Pubbliche Amministrazioni.

Si ricorda che le amministrazioni pubbliche hanno l’obbligo (anche legale) di procedere in base a regole ben precise e determinate soprattutto nell’utilizzo del denaro pubblico. Diversa quindi può essere la rilevanza ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, infatti le erogazioni qualificabili come contributi, in quanto mere movimentazioni di denaro, sono escluse dall’imposta, mentre quelle configurabili come corrispettivi per prestazioni di servizi o cessioni di beni rilevanti ai fini dell’imposta come è per esempio fare un attività progettuale per la scuola sono assoggettate. Infatti la circolare definisce due casi in cui sicuramente tali erogazioni assumono natura corrispettiva, con tutte le conseguenze relative ai fini Iva.

Il primo caso è quello in cui le somme vengono erogate a seguito di contratti stipulati in base al Codice dei contratti pubblici. L’Amministrazione, infatti, quando opera in riferimento a tali norme procede all’individuazione del soggetto che fornisce una prestazione in termini contrattuali. Il secondo caso opera però anche se i contratti sono stipulati al di fuori o in deroga alle norme del codice dei contratti pubblici quando ad esempio quando il contratto a prestazioni corrispettive regola rapporti per settori esclusi a norma dello stesso codice dei contratti pubblici “ovvero quando i rapporti sono costituiti con soggetti dai particolari requisiti per i quali gli affidamenti sono effettuati al di fuori delle regole del medesimo codice …”. Quindi l’esistenza di contratti, con riferimento “interno” ed “esterno”, al Codice dei contratti pubblici, in tali casistiche risulta elemento determinante per definire il contributo come corrispettivo.

Tra l’altro qualsiasi attività svolta dall’istituzione scolastica non può prescindere da un contratto, per cui bisogna vedere che tipo di contratto avete stipulato con questa associazione no profit. Essendo la scuola una pubblica amministrazione qualsiasi contratto sottoscritto da una Pubblica Amministrazione richiedono, a pena di nullità, la forma scritta. È, questo, un principio più volte ribadito sia dalla Corte di Cassazione che dal Consiglio di Stato, e che ha la sua ratio nel modo di essere stesso dell’apparato amministrativo. L’essere la P.A. organizzata secundum legem, quindi secondo una previsione generale e astratta, il dover essere per vocazione indipendente e imparziale, l’accesso per concorso (art. 97 Cost.), impongono alla stessa precise regole, di natura pubblicistica, ovvero distinte e separate da quelle proprie del diritto privato. Quando ad essere parte di un contratto o di un negozio giuridico qualsiasi è la Pubblica Amministrazione, infatti, le regole del codice civile sono ampiamente da derogare, perché l’interesse insito nel rapporto tra un Ente e un privato assume una rilevanza generale, pubblica. A ciò aggiungasi che tale rilievo esteso ha la sua precipua giustificazione anche in una maggiore certezza dei traffici giuridici, che in tal caso riguardano la cittadinanza come facente parte di una comunità, o comunque come “amministrata”. Per cui anche se si utilizza il termine convenzione con l’associazione si fa presente che anche la convenzione è comunque un contratto tra le parti ed è possibile concluderlo anche mediante scambio di corrispondenza, procedura che permette di avere data certa sul contratto.

Nella convenzione l’Associazione deve richiedere formalmente alla Scuola il controllo sullo svolgimento del programma didattico nonché la necessaria sorveglianza che comunque il docente deve espletare sugli alunni durante lo svolgimento dell’attività. Per cui il pagamento di un corrispettivo ad una associazione no profit deve essere assoggettato ad IVA nella misura ordinaria, in quanto oggetto dell’operazione di che trattasi è una generica obbligazione di fare, fattispecie quest’ultima diversa dal contratto di appalto. Per cui a nostro parere non si può prescindere dal contratto da fare con l’associazione no profit e tale contratto è a prestazioni corrispettive per cui l’associazione deve emettere fattura, non è possibile pagare diversamente tale attività.